martedì , 15 Ottobre 2024
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Economia circolare

Può la sostenibilità aiutarci a valorizzare un’eccellenza Made in Italy come quella del vino?

Le strategie vincenti di aziende come Caviro

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Crediti: Kym Ellis | Unsplash

Sai che l’Italia detiene un primato eccezionale nel mondo del vino? Abbiamo il maggior numero di vitigni autoctoni del pianeta e produciamo più vino di Francia e Spagna, con circa 50 milioni di ettolitri all’anno. Siamo anche leader nelle esportazioni! Il vino è un elemento costante della dieta mediterranea (se consumato con moderazione) e una presenza immancabile sulle tavole italiane, simbolo di qualità, territorialità e, negli ultimi anni, di sostenibilità.

Tuttavia, dietro questa eccellenza, si celano sfide significative, soprattutto legate al cambiamento climatico, che minacciano la sostenibilità stessa del settore. In risposta a queste sfide, sempre più produttori stanno abbracciando la viticoltura sostenibile.

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Crediti: Andrea Cairone | Unsplash

Cosa si intende per viticoltura sostenibile?

La viticoltura sostenibile è un modo di coltivare la vite e produrre vino che considera l’impatto sull’ambiente, la comunità e l’economia. Questo approccio cerca di proteggere la natura riducendo l’uso di sostanze chimiche dannose, assicurando condizioni di lavoro dignitose e contribuendo alla prosperità delle aree rurali. In breve, si tratta di coltivare uva e fare vino nel rispetto della terra e delle persone.

Un esempio di questo impegno è rappresentato da Caviro, la più grande Cantina D’Italia e la prima azienda per volumi di vino prodotti nel nostro Paese.

Caviro e il suo modello circolare nel settore vinicolo

Caviro adotta un modello circolare nel settore vinicolo, recuperando e valorizzando gli scarti della vinificazione per produrre prodotti nobili, energia, biocarburanti e fertilizzanti naturali, realizzando così un’economia circolare.

È il più grande vigneto d’Italia e un punto di riferimento nel settore mondiale del vino. Con oltre 11.100 viticoltori che coltivano l’uva con passione, Caviro produce vini che riflettono l’autenticità del territorio italiano.

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Sustainability Manager, Silvia Buzzi
Crediti: LinkedIn

Oltre alla produzione di vini di alta qualità, l’azienda adotta un modello di economia circolare, trasformando gli scarti della lavorazione dell’uva e delle potature in energia rinnovabile, fertilizzanti e prodotti ad alto valore aggiunto, come si evince dalle parole della Sustainability Manager, Silvia Buzzi:

Caviro è una cooperativa di secondo grado che nasce alla fine degli anni 60 e si occupa di valorizzare non solo il vino dei soci che rappresenta, ma anche tutti i sottoprodotti della vinificazione. È abbastanza fisiologico pensare che dove c’è un mondo agroalimentare ci sia un recupero totale di quello che si genera. Quindi la nostra sostenibilità si fonda innanzitutto sul concetto del recupero senza scarto di ciò che ci dà sia il mondo della viticoltura che più in generale il mondo agroalimentare. Grazie a questo recupero totale siamo produttori di energia, di fertilizzanti, di biocarburanti, in un modello quasi perfetto di economia circolare.”

L’impegno verso la sostenibilità è evidente nella visione aziendale, orientata verso zero scarti e ridotte emissioni, con l’obiettivo di restituire alla terra ciò che è stato utilizzato.

Con una governance solida e un’attenzione costante all’innovazione e alla responsabilità sociale, Silvia ci racconta come Caviro dimostra un impegno concreto verso le persone, la filiera e il pianeta.

Provenendo dal mondo agricolo, ci piace dire che noi facciamo le cose vecchie ma in un modo nuovo e l’innovazione  ci porta a fare quelle cose in modo più efficiente, più razionale e più sostenibile. Bioraffinare significa utilizzare impianti innovativi per estrarre dagli scarti di origine agroalimentare nuovo valore aggiunto, nuovi prodotti.

Grazie alla società Caviro Extra Spa si recuperano sotto-prodotti derivati dalla filiera vitivinicola e agroalimentare che vengono trasformati in prodotti nobili per l’alimentare, il farmaceutico e l’agricoltura e in biometano. È leader nella produzione di alcool in Italia e uno dei principali produttori mondiali di acido tartarico naturale. Inoltre, con la compartecipata Enomondo viene trasformato quanto rimane in energia da fonti rinnovabili e fertilizzanti naturali.

In particolare, dagli scarti che lavoriamo, noi generiamo alcol, enocianina, che è un colorante naturale, polifenoli per il mondo nutraceutico, e cosmetico e acido tartarico che ha un’infinità di utilizzi. Tutti questi sono prodotti biobased, cioè provengono 100% dal mondo organico.

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Crediti: Caviro

Nel mondo agricolo noi ci rimaniamo e ci ritorniamo grazie ai fertilizzanti naturali prodotti dagli scarti organici che vanno ad arricchire la terra da cui tutto è nato.

Siccome il percorso di sostenibilità inizia anche dalla misurazione, Caviro da quest’anno misura le emissioni di tutte le società del gruppo insieme a ClimatePartner.

Messaggio di Caviro alle giovani generazioni

Dalla discussione che abbiamo avuto con Silvia Buzzi, emerge un invito al coraggio. Di fronte a un costante flusso di notizie catastrofiche, è facile smarrire fiducia nel domani. Tuttavia, attraverso l’innovazione, l’Italia emerge come un faro di esperienza e competenza nel settore impiantistico. Questa prospettiva suggerisce la possibilità di raggiungere obiettivi di profitto sostenibile, anche in tempi di incertezza.

In questo contesto, il messaggio rivolto alle giovani generazioni si delinea con chiarezza per Silvia:

Formare competenze che siano in grado di affrontare le sfide future e non perdere mai la fiducia di poter far meglio di quello che è stato fatto nel passato.

Parallelo all’impegno di Caviro nel settore vinicolo, c’è Amorim Cork che si distingue come pioniere nella rivoluzione del sughero e crea valore aggiunto attraverso la rigenerazione dei materiali, ma con un’attenzione speciale al design innovativo del sughero.

La filosofia di Amorim Cork simile a quella di Caviro

Fondata nel 1870, Amorim è il più grande gruppo di trasformazione del sughero al mondo, investendo in ricerca e sviluppo per trasformare il sughero in un materiale d’elezione. Il progetto Suber, nato dal programma Etico nel 2011, si concentra sul riciclo dei tappi in sughero, trasformandoli in Core, un materiale composito dalle prestazioni eccezionali.

Questo approccio, simile alla filosofia di Caviro, riflette una crescente consapevolezza ecologica, creando oggetti di design che combinano il sughero con altri materiali naturali.

La collaborazione con artisti e designer, come Jari Franceschetto, ha dato vita a una linea di prodotti di alto design, sviluppati con sughero riciclato e altri materiali per massimizzarne la funzionalità e la sostenibilità. L’obiettivo è creare un nuovo mercato per il sughero riciclato, coinvolgendo marchi dell’arredamento e producendo complementi d’arredo di alta qualità.

Altre aziende vinicole che abbracciano la sostenibilità

Ad emergere in questo contesto non è solo Caviro. Anche Nicola Biasi, un enologo e produttore vinicolo che ha fatto della sostenibilità e della sperimentazione le colonne portanti del suo lavoro.

Vitigni resistenti: il futuro sostenibile del vino italiano secondo Nicola Biasi

Parlando di innovazione nel mondo del vino, non possiamo trascurare il ruolo dei vitigni resistenti alle malattie fungine della vite. Questa è una sorta di rivoluzione silenziosa, ma promettente, che sta guadagnando sempre più terreno.

Al centro di questa rivoluzione c’è una figura di spicco: Nicola Biasi.

Enologo di fama internazionale, Nicola Biasi è originario di Cormons, in Friuli, con radici anche in Trentino. Ha accumulato esperienza lavorando in cantine di alto livello come Jermann, Allegrini e San Polo, oltre a periodi di lavoro all’estero in Australia e in Sud Africa. È noto per la sua sete di conoscenza e la sua voglia di superare i limiti, aprendo nuove strade nel mondo del vino. Nel 2015 ha vinto il premio Next in Wine come uno dei giovani talenti più promettenti dell’enologia italiana. Uno dei suoi progetti più audaci è stato portare la viticoltura in alta quota, nella Val di Non, dove ha creato il “Vin de la Neu“, utilizzando una varietà di vite chiamata Johanniter. Il suo lavoro gli ha valso il titolo di “Miglior giovane Enologo d’Italia” nel 2020, confermandolo come una figura di spicco nel settore.

La sua visione si basa sull’uso dell’ibridazione: un processo che, semplificando, mescola il meglio di diverse varietà di vite per creare una nuova pianta. L’obiettivo? Produrre vini di alta qualità, meglio ancora se combattendo le malattie fungine in modo naturale, riducendo al minimo l’uso di prodotti chimici dannosi per l’ambiente.

Pensa a questo: l’oidio, la peronospora e la botrite sono come i nemici invisibili delle viti. Rappresentano una costante minaccia per la salute delle piante e la qualità del vino. Ma grazie al lavoro di pionieri come Biasi, stiamo assistendo a una vera e propria rivoluzione nel settore. Vitigni che resistono a queste malattie senza bisogno di interventi chimici? Sembra un sogno diventato realtà.

Il suo impegno per sviluppare vitigni resistenti non è solo un passo avanti per la sostenibilità dell’industria vinicola, ma anche un esempio di come l’innovazione possa fare la differenza. La sua missione non è solo quella di produrre grandi vini, ma anche di farlo nel rispetto della natura e dell’ambiente.

 “Il progetto nasce alla fine del 2021. Insieme alle aziende dove sono consulente enologo, volevamo dimostrare che si potevano produrre ottimi vini che rispecchiano il territorio e fare una vera sostenibilità che va oltre il semplice concetto di bio. Insieme a ClimatePartner, qualche anno fa abbiamo analizzato i dati dell’azienda Albafiorita (Latisana, UD) e abbiamo riscontrato un abbattimento del 39% di carbonio” spiega Nicola Biasi, che ha fatto della riduzione dell’impatto ambientale un suo core value.

L’attenzione alla sostenibilità non si ferma solo al vigneto, ma si estende anche al packaging dei prodotti finali.

Dal vigneto al Packaging

Un esempio è Berlin Packaging, il maggiore Hybrid Packaging Supplier® a livello mondiale per il packaging in vetro, plastica, metallo e chiusure, offre ai clienti di tutto il mondo prodotti e servizi per un’ampia gamma di mercati finali: food, beverage, personal care, beauty, OTC, pet vet, farmaceutica, prodotti industriali, home fragrance e altri.

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Bottle HELIUM MIXOLOGY 700 ml BG-Cork
Crediti: Berlin Packaging

Gli specialisti di Berlin Packaging sono alla costante ricerca dei migliori partner per la fornitura di packaging della migliore qualità con un’offerta di oltre 50.000 articoli in tutto il mondo.

Le bottiglie di Helium Mixology sono inoltre certificate da ClimatePartner, etichetta rilasciata in seguito alla misurazione, definizione di obiettivi di riduzione sul prodotto e compensazione attraverso progetti di protezione del clima.

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Crediti: ClimatePartner

Le innovazioni nel packaging non si fermano qui. Alcune aziende stanno sperimentando alternative al vetro, come le lattine in alluminio, per differenziare i loro prodotti e proporre packaging alternativi (es. So.Vi.Pi, Corona e CCL Container).

Adnams, un produttore di birra, distillatore e commerciante di vini con sede a Southwold, nel Regno Unito, ha lanciato un’iniziativa di sostenibilità introducendo nei suoi negozi opzioni “ricaricabili”. I clienti possono ricaricare la birra Adnams Ghost Ship, la lager Kobold, oltre a due nuovi vini e al Copper House Gin. Questa iniziativa mira a fornire ai clienti scelte sostenibili e a ridurre l’impatto ambientale.

Veuve Clicquot, rinomata maison di champagne, ha cominciato a vendere champagne in scatole di carta ottenuta con residui agro-alimentari derivanti da bucce d’uva e riciclabile al 100%: la Naturally Clicquot box.

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Naturally Clicquot box
Crediti: nudiovestiti

Sulla base delle sue precedenti iniziative, Veuve Clicquot si impegna a ridurre le emissioni di carbonio e i rifiuti fin dal 1990. La box Naturally Clicquot rappresenta il culmine di questi sforzi, utilizzando bucce d’uva trasformate dal processo di produzione dello champagne mescolate con carta riciclata per creare un contenitore per champagne elegantemente discreto e completamente biodegradabile.

Questi contesti analizzati sopra dimostrano come la sostenibilità sia diventata un valore cruciale, non solo per rispondere alle esigenze dei consumatori più attenti, ma anche come leva per la resilienza e la crescita aziendale. La sostenibilità ormai è il valore più importante per i consumatori. Sappiamo infatti che le nuove generazioni (soprattutto millenials e Gen Z) guidano le aziende verso innovazione e trasparenza. 

Quello che dicono i dati sulla sostenibilità nel mondo del vino 

Secondo l’osservatorio Wine Monitor di Nomisma, il 52% degli acquirenti abituali di vino in Italia sceglie etichette bio certificate, considerate sinonimo di qualità e sostenibilità. Nel 2023, le vendite di vino biologico italiano sono cresciute del 6,5%, superando l’aumento del 2,8% dei vini convenzionali. L’Italia, con oltre 135.600 ettari di vigneti biologici, è leader mondiale nel settore, e le sue etichette bio rappresentano l’8% delle esportazioni vitivinicole totali. Le regioni di punta includono Sicilia, Toscana e Marche.

Inoltre, tenendo conto delle esportazioni (in crescita del 12.5% secondo una ricerca Pambianco), la crescita viene soprattutto da Stati Uniti, Regno Unito e Germania, due tra i paesi europei più attenti ai temi di sostenibilità. Sono infatti questi ultimi due i mercati in cui la GDO ha mostrato attività di engagement dei propri fornitori per cercare di sensibilizzarli in maniera concreta sul proprio impatto ambientale.

La sostenibilità non è più solo un’imposizione normativa, ma una scelta consapevole che guida le azioni delle imprese nel settore del beverage. Dal vigneto al packaging, l’attenzione verso l’ambiente e la responsabilità sociale sta guidando l’industria verso un futuro più sostenibile.

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