Indice
Cos’è il carbon farming e perché è importante
Cosa significa carbon farming
Il carbon farming è un insieme di pratiche agricole e forestali pensate per aumentare la capacità del suolo di assorbire CO₂ o per ridurre le emissioni di gas serra.
In pratica, significa “coltivare carbonio”, ovvero mettere in atto tecniche che favoriscono l’accumulo di materia organica nel terreno e la sua conservazione nel tempo.
L’obiettivo è duplice: migliorare la salute del suolo e contribuire alla mitigazione climatica.
In Europa, il nuovo Carbon Removal Certification Framework (CRCF) riconosce ufficialmente le attività di carbon farming, promuovendo un sistema di certificazione trasparente e volontario basato su criteri comuni di qualità.
Benefici per il suolo, la resa agricola e il clima
Adottare pratiche di carbon farming non significa solo “assorbire CO₂”: porta anche una serie di vantaggi concreti per l’agricoltura.
Tra i principali benefici troviamo:

- Aumento della sostanza organica nel suolo e miglioramento della struttura;
- Maggiore ritenzione idrica, utile per affrontare i periodi di siccità;
- Resilienza e stabilità delle rese agricole nel medio periodo;
- Maggior biodiversità e qualità ecologica complessiva dell’agroecosistema.
Studi europei confermano che tecniche come le cover crops (colture di copertura) e la lavorazione conservativa del terreno migliorano sensibilmente la qualità del suolo e le sue frazioni di carbonio organico.
In sostanza, pratiche sostenibili oggi significano terreni più fertili e produttivi domani.
Cosa sono i crediti di carbonio
Definizione di credito di carbonio
Un credito di carbonio rappresenta, in termini semplici, una tonnellata di CO₂ equivalente (tCO₂e) evitata o rimossa rispetto a uno scenario di riferimento.
Si tratta di un’unità negoziabile, che può essere generata e venduta da chi realizza un progetto in grado di ridurre o assorbire emissioni.

Per esempio, un’azienda agricola che adotta pratiche di carbon farming e dimostra di aver aumentato il carbonio nel suolo può ottenere crediti da mettere sul mercato volontario, ricevendo una remunerazione per il proprio contributo climatico.
Requisiti fondamentali: addizionalità, misurabilità, permanenza, assenza di leakage
Affinché un credito di carbonio sia credibile, deve rispettare alcuni principi fondamentali:
- Addizionalità: la riduzione o rimozione di CO₂ deve essere “in più” rispetto a ciò che sarebbe avvenuto normalmente;
- Misurabilità e verificabilità (MRV): i risultati devono essere misurabili, documentati e verificati da terze parti;
- Permanenza: il carbonio immagazzinato deve restare nel suolo nel lungo periodo;
- Assenza di leakage: È importante evitare che la riduzione delle emissioni in un’area provochi un aumento delle emissioni in un’altra.
Solo rispettando questi criteri è possibile garantire che un credito rappresenti una reale riduzione di emissioni e non un mero “numero su carta”.
Come funziona un progetto di carbon farming
Pratiche principali in agricoltura
Le pratiche di carbon farming possono essere molto diverse, ma tutte hanno in comune l’obiettivo di aumentare lo stock di carbonio nel suolo e ridurre le perdite.
Ecco le principali:
- Cover crops (colture di copertura): piante che ricoprono il suolo tra una coltivazione e l’altra, riducendo erosione e perdite di carbonio;
- Lavorazioni conservative (minimum o no-tillage): riducono il disturbo del suolo, migliorando il bilancio del carbonio;
- Agroforestazione: integra alberi e colture, creando veri e propri pozzi di carbonio e favorendo la biodiversità;
- Ripristino di torbiere e suoli organici: ambienti ad altissima densità di carbonio, la cui tutela evita enormi emissioni.

Queste tecniche sono associate anche all’approccio dell’agricoltura rigenerativa, di cui parliamo in modo più approfondito nel nostro articolo!
Processi di monitoraggio, verifica, certificazione e registrazione
Ogni progetto di carbon farming deve seguire un percorso chiaro e trasparente, basato su tre fasi fondamentali:
Monitoring (monitoraggio), per tenere d’occhio l’accumulo di carbonio nel suolo, Reporting (rendicontazione) dei risultatie conseguente Verification (verifica). Questo processo è noto anche come MRV e assicura che i dati siano affidabili.
I dati raccolti vengono poi verificati da enti indipendenti, registrati in database pubblici e tracciati con un numero univoco di serie per garantirne la trasparenza.
Monitoraggio, strumenti digitali e tecnologie emergenti
Quando si parla di agricoltura e innovazione, la tecnologia non è più un ospite, ma una protagonista. Anche nel carbon farming, il digitale sta aprendo nuove strade: strumenti che fino a pochi anni fa sembravano fantascienza oggi permettono di capire quanto carbonio stiamo davvero restituendo alla terra.
IA, satellite, IoT, blockchain: la rivoluzione tecnologica

Il futuro del carbon farming è già qui, e parla il linguaggio dei dati.
Le nuove piattaforme dMRV (digital MRV) combinano intelligenza artificiale, satelliti, sensori IoT e blockchain per monitorare il carbonio nel suolo in tempo reale. In pratica, l’agricoltura diventa un laboratorio vivente, dove ogni cambiamento del terreno può essere osservato, misurato e verificato con precisione.
Queste tecnologie riducono i margini d’errore e rendono i processi di certificazione più affidabili, ma anche più accessibili per gli agricoltori.
La tracciabilità dei crediti
D’altra parte, sapere quanto carbonio si assorbe non basta: è altrettanto importante capire dove finiscono i crediti generati.
Grazie alla blockchain e ai registri digitali pubblici, ogni credito può essere tracciato dal momento della sua emissione fino al suo “ritiro” (retirement), ovvero quando viene usato per compensare le emissioni.
È come seguire il viaggio di una moneta verde che nasce nel campo di un agricoltore e arriva a compensare le emissioni di un’azienda, il tutto in modo trasparente e verificabile.
Meccanismi di certificazione e remunerazione
A questo punto entra in gioco un tema cruciale: come vengono riconosciuti e valorizzati questi crediti?
Qui la normativa europea ha fatto un passo avanti, introducendo regole comuni e più chiare per tutti.
CRCF e registro europeo: trasparenza normativa per il mercato volontario
Con il Regolamento (UE) 2024/3012, è nato un vero e proprio linguaggio comune per chi si occupa di carbon farming.
L’obiettivo? Creare un mercato più trasparente, comparabile e affidabile, in cui le rimozioni di CO₂ siano quantificate e certificate con criteri condivisi.
Verifica MRV, certificazioni e ritorni economici per gli agricoltori
Gli agricoltori che adottano pratiche certificate possono ottenere ricavi economici proporzionali al carbonio sequestrato (espresso in tCO₂e/ha/anno).
Ogni progetto viene verificato da enti indipendenti e tradotto in crediti di carbonio spendibili sul mercato volontario.

Oltre al guadagno diretto, però, c’è molto di più: campi più fertili, meno sprechi di risorse, maggiore resilienza ai cambiamenti climatici.
E anche un vantaggio d’immagine per le aziende agricole, che possono comunicare con orgoglio il loro impegno per la sostenibilità.
Regolamento UE 2024/3012 sulla certificazione delle rimozioni di carbonio
Il CRCF serve anche a fare chiarezza in un mercato che, negli ultimi anni, ha rischiato di perdersi tra promesse e greenwashing.
Le nuove regole europee chiedono metodologie rigorose, verifiche indipendenti e attenzione alle attività con il maggiore impatto ambientale, come il ripristino delle torbiere, veri e propri “polmoni di carbonio” naturali.
Il registro pubblico in Italia e lo stato attuale
E in Italia? Anche da noi le cose si stanno muovendo.

La Legge 41/2023 ha istituito presso il CREA un registro pubblico dedicato ai crediti di carbonio nel settore agroforestale, operativo dal 2025.
Un passo importante per dare fiducia e trasparenza a un mercato ancora giovane ma ricco di potenziale
Accanto al registro pubblico, crescono anche iniziative private basate su tecnologie ledger per la tracciabilità digitale, a dimostrazione che il cambiamento è già iniziato.
Il nostro paese è sempre più lanciato verso un’agricoltura più sostenibile anche grazie a una consapevolezza sempre più diffusa.
Esempi di carbon farming in Italia
Dietro alle sigle e ai regolamenti, ci sono storie vere: quelle di agricoltori, ricercatori e comunità locali che stanno già sperimentando questa transizione, e il nostro paese ne è pieno.
LIFE C-FARMs: il progetto pilota che monitora la CO₂ nel suolo
Il progetto europeo LIFE C-FARMs è uno dei pionieri in Italia. Questo programma ha l’obiettivo di promuovere il carbon farming nell’agricoltura. Ha sviluppato sistemi per misurare il carbonio organico nel suolo in modo innovativo, offrendo un modello replicabile per altre aziende agricole.
Le torbiere della Lombardia: un serbatoio naturale di carbonio
Le torbiere sono aree umide che si formano in zone dove l’acqua ristagna a lungo, impedendo la completa decomposizione della materia organica. Nel tempo, foglie e residui vegetali si accumulano e si trasformano in torba, una sostanza ricchissima di carbonio che resta intrappolato nel suolo anche per migliaia di anni.
È proprio questa capacità di “immagazzinare” carbonio che le rende preziosissime per il carbon farming: tutelarle o ripristinarle significa evitare enormi rilasci di CO₂ e, allo stesso tempo, rafforzare la funzione di sink naturale del territorio.
Le torbiere della Lombardia sono tra i più grandi serbatoi naturali di carbonio del nostro Paese.
Tutelarle e ripristinarle significa non solo ridurre le emissioni, ma anche proteggere la biodiversità e i servizi ecosistemici che ci garantiscono aria, acqua e vita.
Iniziative locali in agricoltura biologica e agroforestazione
In molte regioni italiane, agricoltori e cooperative stanno sperimentando sistemi agroforestali e pratiche conservative che combinano alberi, colture e pascoli.
I risultati sono incoraggianti: più carbonio nel suolo, meno erosione e un’agricoltura più resiliente.
Sono semi di cambiamento che, messi insieme, possono far germogliare un nuovo modello agricolo più verde e sostenibile, come previsto dall’obiettivo 2 dell’agenda 2030.
Opportunità e rischi per agricoltori e consumatori
Il carbon farming promette molto, ma come tutte le innovazioni richiede anche consapevolezza.
Perché se da un lato offre nuove opportunità economiche e ambientali, dall’altro porta con sé il rischio di abusi e semplificazioni.
Possibili ritorni economici

Per gli agricoltori, il carbon farming può diventare una nuova fonte di reddito, ma anche un modo per migliorare la gestione delle risorse.
Meno consumo d’acqua, suoli più fertili, minori costi di input e un valore reputazionale crescente: vantaggi che, sommati, possono cambiare il volto dell’agricoltura.
Criticità da considerare: greenwashing, qualità dei crediti, costi
Ma attenzione: non tutti i crediti di carbonio sono uguali.
Se i dati non sono verificabili o le pratiche non portano risultati misurabili, il rischio di greenwashing è concreto.
È qui che entrano in gioco trasparenza, standard rigorosi e un monitoraggio continuo, per fare in modo che ogni tonnellata di CO₂ compensata sia reale, tracciabile e duratura.
Una risorsa o un pericolo?
Alla fine, tutto dipende da come scegliamo di usare questo strumento.
Il carbon farming può essere un motore di cambiamento positivo, capace di restituire valore al suolo e dignità al lavoro agricolo. Ma se gestito male, rischia di trasformarsi in una semplice operazione di facciata.
Un’opportunità concreta, ma da approcciare con responsabilità
Il carbon farming non è una formula magica, ma una strada verso un’agricoltura che diventa parte della soluzione climatica.
Se applicato con serietà, trasparenza e visione a lungo termine, può trasformarsi in un ponte tra produttività e tutela ambientale: una pratica che rigenera i suoli, sostiene le comunità agricole e restituisce valore al pianeta. Con pratiche rigenerative, monitoraggi digitali affidabili e certificazioni solide, il carbon farming può davvero generare benefici tangibili per l’ambiente, le aziende agricole e le filiere.