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Il Fashion Transparency Index: OVS un esempio da seguire

OVS guida l’industria della moda verso una maggiore trasparenza e responsabilità, posizionandosi al primo posto del Fashion Transparency Index.

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Crediti: OVS

Il settore della moda è sempre più criticato per il suo impatto ambientale e sociale. Tuttavia, molte aziende non forniscono abbastanza dati per valutare la loro sostenibilità, fatta eccezione per OVS che,in una classifica del 2023 sulla trasparenza delle aziende di moda, è stata riconosciuta come il marchio più trasparente.

Il fast fashion e il suo impatto ambientale

Queste classifiche possono aiutare i consumatori a giudicare la sostenibilità delle aziende, un fattore di crescente rilevanza oggigiorno. Eppure, il settore deve ancora affrontare numerose sfide per ridurre l’impatto ambientale, in particolare a causa della rapida espansione del fast fashion.

Secondo Greenpeace, il 25% dei nuovi vestiti prodotti annualmente resta invenduto e viene quindi gettato. Solo nell’Unione Europea, ogni anno, si smaltiscono 5 milioni di tonnellate di abiti e calzature. Quando questi articoli non finiscono in discarica o negli inceneritori, ma vengono esportati in altri Paesi, rendendo difficile tracciarne il destino.

L’avvento del fast fashion ha peggiorato la situazione, trasformando i vestiti in beni usa e getta e creando un serio problema di rifiuti. Come suggerisce il nome, il fast fashion consiste nella moda ultraveloce che produce capi a prezzi molto bassi, con collezioni che si rinnovano a ritmi impressionanti. Di conseguenza, i consumatori si sentono spinti ad acquistare continuamente per rimanere al passo con le tendenze.

fashion transparency index | fast fashion
Crediti: Hermes Rivera | Unsplash

L’industria del fast fashion è caratterizzata da una competizione sempre più intensa, soprattutto con l’emergere di nuovi giganti cinesi come Shein e Temu, che offrono abiti alla moda a prezzi estremamente ridotti. Shein, in particolare, è diventata una forza dominante nel settore, aumentando notevolmente la sua quota di mercato negli Stati Uniti e in Europa. La strategia di Shein si basa sulla produzione rapida, che le consente di introdurre sul mercato fino a 6.000 nuovi capi al giorno, con un prezzo medio di circa 7 euro.

Nonostante le controversie legate alla sostenibilità ambientale e alle condizioni di lavoro, Shein continua a prosperare, attirando milioni di utenti e raggiungendo un valore di mercato superiore ai 100 miliardi di dollari. La competizione nel fast fashion è resa ancora più feroce dalla presenza di Temu, una nuova piattaforma cinese che punta a sfidare Shein e giganti come Amazon. Temu utilizza una strategia basata su prezzi estremamente bassi e un modello di business innovativo che riduce i costi di fornitura, offrendo prodotti direttamente dai produttori ai consumatori. Dalla sua nascita nel 2022, Temu ha visto una crescita impressionante grazie a una pubblicità aggressiva e a un vasto assortimento di prodotti a prezzi imbattibili.

Importanza della moda sostenibile e i suoi obiettivi

Come se non bastasse, i marchi del fast fashion hanno concentrato la maggior parte dei loro sforzi nel promuovere una finta moda “riciclata e riciclabile”, piuttosto che mettere in discussione i loro modelli di business e iniziare a rallentare i flussi di produzione di massa.

Il sistema del fast fashion non potrà mai essere green. La promessa di una “moda sostenibile” da parte di queste aziende è un totale controsenso e sconfina nel greenwashing. I marchi di moda che vogliono affrontare seriamente gli impatti ambientali e sociali del loro business devono lavorare per creare una vera “moda sostenibile”, che sia lenta e circolare e che rispetti davvero l’ambiente e le persone.

Nel marzo 2022 la Commissione europea ha presentato una nuova strategia per rendere i tessuti più durevoli, riparabili, riutilizzabili, riciclabili e in grado di affrontare il fenomeno del fast fashion. Questa strategia comprende nuovi requisiti di progettazione ecocompatibile per i tessuti, informazioni più chiare, un passaporto digitale dei prodotti e l’invito per le aziende ad assumersi la responsabilità e ad agire per ridurre la propria impronta di CO2 e ambientale.

fashion transparency index | impronta di CO2
Crediti: Cherie Birkner | Unsplash

Insomma, entro il 2030 la moda sostenibile deve diventare più virale del fast fashion. Programmi di riciclo, processi produttivi più attenti all’ambiente e maggiore responsabilità sociale stanno già diventando parte integrante delle strategie aziendali dei principali protagonisti del settore, pur con ritmi differenti.

Cos’è il Fashion Transparency Index?

La parola chiave nella sfida per una moda più sostenibile è “trasparenza”. Le aziende devono adottare una serie di misure per far chiarezza sui propri processi produttivi, dalle fonti dei materiali fino alle condizioni dei lavoratori.

Ad esempio, l’introduzione di un passaporto digitale dei prodotti consentirebbe ai consumatori di accedere alle informazioni sulla provenienza e sulla sostenibilità di un capo.

Esistono degli strumenti che forniscono analisi sulle pratiche di trasparenza adottate dai marchi di moda. Uno tra questi, il “Fashion Transparency Index”, che classifica 250 tra i più grandi marchi e rivenditori di moda del mondo in base alla loro divulgazione pubblica di politiche, pratiche e impatti sui diritti umani e ambientali.

fashion transparency index | shopping
Crediti: freestocks | Unsplash

Il report viene elaborato da Fashion Revolution, il più grande movimento di attivismo sui temi della moda che si estende in 75 Paesi. Il Fashion Transparency Index esamina la quantità di informazioni che i principali marchi e rivenditori condividono sul loro impegno sociale e ambientale. La trasparenza è alla base della sostenibilità: senza di essa, sarà impossibile raggiungere un’industria della moda sostenibile, responsabile ed equa. I casi di studio e i punti di vista degli esperti che compongono il rapporto illustrano come la trasparenza sia stata determinante. Essere classificati in alto nel Fashion Transparency Index significa che un grande marchio è comparativamente più trasparente di altri grandi marchi.

Alcune aziende del mercato fast fashion, tra cui OVS, stanno rispondendo prontamente alla richiesta di maggior trasparenza, altri protagonisti del settore presentano ancora alcune ombre.

Fashion Transparency Index 2023

L’ottava edizione del Fashion Transparency Index è stata pubblicata nel 2023 e ha analizzato 250 dei principali marchi e rivenditori di moda a livello globale. Questa valutazione annuale esamina la quantità e la qualità delle informazioni che le aziende forniscono sulle loro politiche, pratiche e impatti sociali e ambientali, sia nelle operazioni aziendali che lungo la catena di fornitura.

Il Fashion Transparency Index è progettato per spingere i grandi marchi della moda verso una maggiore trasparenza nei loro sforzi per affrontare questioni sociali e ambientali. Rendendo pubbliche queste informazioni, i marchi consentono al pubblico di esaminare le loro politiche, responsabilizzarle per le loro dichiarazioni e promuovere cambiamenti positivi.

Il rapporto del 2023 ha messo in luce che, nonostante la crescente urgenza della crisi climatica, i progressi in termini di trasparenza nell’industria della moda sono stati limitati. Il punteggio medio dei marchi valutati è aumentato solo del 2%, raggiungendo il 26%.

L’indice utilizza 258 indicatori per classificare le aziende e ha rivelato che il 94% dei marchi non comunica il tipo di carburante utilizzato nella produzione dei propri capi, evidenziando la necessità di adottare fonti di energia rinnovabile come l’eolico e il solare. Inoltre, il 99% dei marchi non fornisce informazioni sul numero di lavoratori nella loro catena di fornitura che ricevono un salario dignitoso.

Nonostante tutto, sono stati registrati alcuni progressi. Per la prima volta in sette anni, due marchi hanno raggiunto l’80% nei risultati: l’italiano OVS, che si è confermato al vertice, e Gucci, che ha migliorato la sua posizione del 21% rispetto all’anno precedente, diventando il primo marchio di lusso a raggiungere le vette della classifica.

OVS: Leader nel Fashion Transparency Index

Nel Fashion Transparency Index 2023, il Gruppo OVS ha mantenuto il suo primato per il terzo anno consecutivo tra i 250 principali brand e retailer di moda, registrando un aumento del punteggio dal 78% al 83% rispetto al 2022.

Antonio Margotti, Corporate Operating Officer di OVS, ha enfatizzato l’importanza della trasparenza nella strategia di sostenibilità dell’azienda. OVS ha introdotto innovazioni nei processi e nei controlli per monitorare accuratamente le attività commerciali e migliorare la qualità dei dati. La condivisione delle informazioni facilita la collaborazione tra gli attori del settore per individuare le aree prioritarie di intervento.

Nel corso del 2023, OVS ha evidenziato miglioramenti significativi in quattro delle cinque aree analizzate nel rapporto: Policy and Commitments, Governance, Know, Show and Fix, Spotlight Issues. Questi progressi includono una maggiore accessibilità delle politiche aziendali sulla sostenibilità, una miglior descrizione dei processi aziendali, una maggiore chiarezza nelle azioni intraprese per affrontare i rischi ambientali e sociali. Inoltre, OVS ha reso pubblici dati sulle emissioni di CO2 e sull’uso dell’acqua da parte dei fornitori, ha dichiarato obiettivi per migliorare le condizioni dei lavoratori e ha condiviso piani d’azione per affrontare le criticità nella catena di approvvigionamento.

Nonostante la crisi climatica, OVS continua a distinguersi per la trasparenza e l’impegno verso la sostenibilità, migliorando costantemente i suoi processi e strumenti di controllo per garantire una maggiore precisione e qualità dei dati.

Guardando al futuro, entro il 2030 la moda sostenibile potrebbe superare il fast fashion in popolarità e diffusione. I programmi di riciclo, i processi produttivi ecologici e una maggiore responsabilità sociale stanno progressivamente diventando pilastri delle strategie aziendali dei principali attori del settore. Con un impegno costante e collettivo, possiamo sperare che queste pratiche diventino la norma, portando a un’industria della moda più etica e sostenibile per il bene del pianeta e delle generazioni future.

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