“We Build Your Venture”
Così recita la home page di WDA, una startup digitale nata pochi anni fa, ma che ha già lasciato il segno nel mercato dell’innovazione e che presto lo farà anche per il tema della sostenibilità. Potevamo noi di Easy4green lasciarci sfuggire la possibilità di approfondire la sua conoscenza?
Ovviamente no.
Ed ecco perché oggi vi proponiamo l’intervista con Roberto Macina, CEO e fondatore di WDA, che ai nostri microfoni ha voluto raccontare la propria azienda.
Indice
Cos’è il Venture Building?
WDA è una startup nata nel 2021, da un’esigenza molto specifica del mercato: aiutare a “mettere a terra” l’innovazione. Secondo Roberto Macina, alla base di tale esigenza, risiede la mancanza di una figura di mezzo, che porti l’innovazione, da chi la produce a chi la richiede. Ed è qui che entra in gioco la sua azienda, portando sul mercato le idee e le realtà che richiedono il loro aiuto, per portarle poi in quello che Macina ha definito essere “il mondo dei grandi”.
Ma cos’è il Venture Building?
Non è un termine molto utilizzato nel nostro Paese, in cui spesso vengono preferite le diciture “Acceleratore” o “Incubatore di Startup”. Questo però non significa che il concetto ci sia estraneo. Il Venture Building è un nuovo modello organizzativo che si applica alle startup, mentre i Venture Builder sono delle realtà, come WDA, che mettono a disposizione il proprio know-how e le proprie risorse per aiutare delle nuove imprese ad approdare sul mercato.
Ma cosa differenzia il Venture Building da un approccio o una consulenza tradizionale? Di base, ci racconta Macina, sono due cose sostanzialmente diverse. La consulenza studia i mercati, individua i trend e indica una strada da seguire con un business plan specifico che contenga tutti i passi da compiere. L’approccio di un Venture Builder, invece, è totalmente differente.
È molto più imprenditoriale. Fa sì che l’originator o imprenditore che ha un’idea in mente possa trovare supporto, non solo dal punto di vista teorico. Un Venture Builder si sporca le mani con l’imprenditore e lavora con lui a quattro mani per fare in modo che quell’idea diventi una vera e propria impresa o startup innovativa.
L’esperienza di WDA
Potremmo considerare WDA come il sunto delle diverse e positive esperienze che Roberto Macina ha maturato nel corso della sua carriera. Prima di aprire questa nuova startup, infatti, ne ha gestita un’altra che gli ha insegnato quanto una semplice idea sia di poco valore.
Quante volte, infatti, ci sarà capitato di sentirci dire “Ho un’idea, ma non te la dico” con la paura che il nostro interlocutore possa soffiarci un progetto interessante? Ma secondo Macina, è l’execution a fare la vera differenza.
Ed è proprio mettendo a disposizione l’esperienza comune nella gestione di startup digitali che WDA ha trovato la propria nicchia di mercato, inventando nuovi business model che potessero essere applicati anche a coloro che hanno già un mercato di riferimento con dinamiche conosciute, ma che non hanno esperienza nell’applicazione sul campo.
L’impatto del Venture Building nell’Ecosistema Imprenditoriale Attuale
L’approccio del Venture Building risulta essere davvero mirato. Ma come contribuisce attivamente al successo delle startup e delle nuove imprese? Il suo obiettivo è uno: agevolare il go-to market.
Un errore che si fa spesso quando si fa startup è sbagliare le mosse, perché magari ci si focalizza più nella parte iniziale dove si perde un po’ di tempo ad analizzare il mercato o a sviluppare il prodotto. Il nostro approccio è quello di mitigare il rischio, di portare a terra solamente delle soluzioni che effettivamente hanno need di mercato e che possono scalare velocemente.
Molto pratico, molto meno teorico e molto imprenditoriale. Cerchiamo di portare metriche, ovvero dei dati più grandi possibili, numeri, in un tempo molto breve. Come le start up dovrebbero fare, in modo che questa nuova iniziativa possa essere interessante, a fondi, quindi Venture Capital, o addirittura a Corporate o al mercato dell’acquisizione.
Il ruolo di WDA nel Venture Building
Come abbiamo visto a inizio articolo, il sito web di WDA si pone come punto di riferimento per le startup, aiutandole a sviluppare nuovi progetti con l’approccio Venture Building che abbiamo appena conosciuto. Ma come si colloca, quindi, l’azienda di Roberto Macina in questo contesto imprenditoriale?
Il nostro apporto è sicuramente utilissimo per i wannabe imprenditori digitali. Un po’ meno per le startup già in essere. In questo secondo esempio siamo un supporto. Ci mettiamo a fianco dei founder e cerchiamo di dare la nostra esperienza nell’avere più velocità sul mercato, in un momento che segue quello della creazione di una nuova azienda.
WDA, infatti, interviene proprio all’inizio, nel momento in cui, colui che loro definiscono “Originator”, ovvero un professionista, una PMI o una corporate, intende innovare il proprio mercato di riferimento senza averne le competenze, il tempo o l’expertise nel settore. Ecco che ci si affida a qualcuno che possa essere un punto di riferimento in questo periodo delicatissimo del ciclo aziendale.
Molte startup, infatti, falliscono entro il primo anno di vita. Questo periodo, chiamato in gergo “Zero to One” è quello in cui bisogna creare la propria presenza sul mercato ed in questo esatto frangente, l’azienda di Macina si pone come player capace di portare innovazione in modo funzionale al mercato di riferimento rispetto ai trend già presenti. Una capacità ampiamente supportata dai numeri registrati dal 2021 ad oggi.
I Benefici per le Startup
Una delle caratteristiche del Venture Building di WDA è l’accelerazione della velocità di execution e la mitigazione del rischio d’impresa. Questi sono due fattori fondamentali per le startup appena nate che decidono così di affidarsi all’azienda di Macina per vedere accrescere il proprio business. E, come dicevamo nel paragrafo precedente, con ottimi risultati.
Parlando proprio di numeri, Roberto Macina ci ha illustrato come le aziende che si avvalgono di un Venture Builder hanno il doppio delle possibilità di essere acquisite. La differenza sostanziale in fase di exit si può riscontrare nelle percentuali di acquisizione: l’8% per le aziende create solamente dai founder e ben il 17% per quelle che si avvalgono dell’aiuto di un Venture Builder
Questo avviene perché noi interveniamo nella fase più delicata: l’inizio. Quella in cui bisogna dimostrare in poco tempo che effettivamente si soddisfa un need mancante nel mercato. Noi facciamo quello che dovrebbe fare lo startupper: partendo da un’analisi di mercato velocissima, effettuiamo una validazione senza prodotto, per capire effettivamente i bisogni dell’utente target.
Poi mettiamo a terra un MVP, quindi una soluzione minima, che consente di avere gli early adopter, ovvero i primi clienti. Tutto questo in un tempo che va da 3 a 6 mesi, per poi fare nell’altro pezzo di vita del Venture Builder, ovvero negli altri 6 mesi, la scalata sul mercato, o comunque la dimostrazione che effettivamente quella soluzione possa avere una nicchia di mercato e che quindi possa generare fatturato.
Questa velocità iniziale è ciò che porta a mitigare il rischio, infatti se in poco tempo si hanno delle risposte soddisfacenti è possibile capire con largo anticipo l’andamento della propria idea andando quindi ad evitare inutili sprechi di denaro. Nel bene o nel male.
Qualora l’investimento risulta interessante e capace di portare fatturato, il Venture Capital riesce a intuirne le possibilità, investendo soldi per avere più traction sul mercato nell’esatto momento in cui la figura del Builder viene meno. Perché è proprio in quel momento che poi i veri founder della startup riprendono le redini per portare avanti le proprie idee e iniziative.
Un Paradigma Applicabile ad ogni Settore
Giunti a questo punto viene naturale chiedersi: quali tipologie di aziende e startup vengono prese in considerazione da WDA? Il loro modello di Venture Building, infatti, ben si presta ad una vasta gamma di settori e rami imprenditoriali. Ma per rispondere a questa domanda abbiamo chiesto a Roberto Macina di parlarci dei loro progetti attuali e delle sfide che hanno voluto accettare in questi tre anni.
Fare startup significa attraversare sempre gli stessi passaggi: si inizia da un’analisi di mercato che viene in seguito validata per permettere la definizione di una soluzione minima a terra. Da quel momento si comincia a correre per capire come soddisfare velocemente i bisogni del target di riferimento. Una sfida che WDA sta cercando di vincere.
Come? Le prime startup che abbiamo fondato erano su tre verticali completamente diverse. Siamo partiti da una Fintech, poi una Edtech, che tratta di innovazione sull’education, e poi una blockchain; una Sportech in particolare.
Perché questo? Perché vogliamo dimostrare che qualunque originator messo a fianco di un Venture Builder può dare ottimi risultati. Dove il primo dà un expertise di mercato molto verticale, il secondo si occupa dell’execution, che è sempre la stessa. In questo modo non esiste limite ai verticali che un Venture Builder può fare. Questa è un po’ la sfida che vogliamo vincere. E che stiamo vincendo.
Gli obiettivi del Venture Building
Fare innovazione significa avere sempre gli occhi puntati verso il futuro, verso nuovi progetti e nuove sfide. Ma quali sono quelle di WDA, legate all’industria delle startup e all’evoluzione che può esserci nei diversi mercati che ne verranno influenzati?
Negli ultimi anni il mondo, anzi l’ecosistema startup italiano, è cresciuto a vista d’occhio. Quando siamo partiti noi, nel 2010-2011, era difficilissimo trovare i clienti, perché nessuno conosceva il mercato digitale, e i soldi, perché nessuno investiva in realtà innovative. Oggi abbiamo visto in Italia una crescita esponenziale, anno dopo anno, anche se non ai livelli di altre realtà mondiali ed europee come USA, Francia e Germania.
L’importante rimane essere costanti nel proprio percorso di crescita, seguendo anche le orme di Paesi più all’avanguardia, come quelli dichiarati nell’intervista. L’ecosistema è ancora giovane e, in quanto tale, cresce e migliora di anno in anno. Il Venture Building ha quindi moltissimo margine di crescita, perché in questo mondo, oggi, è possibile notare un distacco con l’Open Innovation adottato dalle Corporate e quindi da ciò che viene poi immesso e presentato sul mercato.
Io personalmente ho partecipato a molti programmi di Open Innovation, dove non ho avuto la possibilità di testare veramente sul mercato la mia soluzione grazie alle Corporate. Il piano per questo 2024 è quello di avviare dei programmi di Corporate e Venture Building, dove la prima ha asset, brevetti, tecnologia, clienti e magari anche dei business model. Vogliamo creare innovazione partendo dai need delle corporate.
Questo è il futuro dell’innovazione per Roberto Macina. Soprattutto se la necessità è quella di andare veloci e raggiungere ecosistemi più maturi.
WDA e la Sostenibilità
Ma come si coniuga tutto questo con il tema centrale di Easy4green? Perché un’intervista come questa è apparsa nel nostro blog che tratta di sostenibilità aziendale?
La risposta è presto detta: l’innovazione e la sostenibilità sono due temi intrinsecamente legati. Anzi, la Sostenibilità può essere addirittura definita come un trend, sia della comunicazione che, come avete sicuramente imparato a conoscere, nel mercato aziendale, e in quanto tale non può essere assolutamente ignorato.
I bilanci di sostenibilità, ad oggi, mostrano una chiara migrazione dei fondi e dei capitali verso investimenti legati a tale tematica. L’attenzione si sta spostando verso la ricerca di soluzioni sempre più green.
Personalmente come azienda non abbiamo ancora avuto il modo o la fortuna di entrarci. Ma sicuramente nei prossimi semestri è un qualcosa che toccheremo, perché inevitabile. La guida la fa sempre chi ci mette i soldi, quindi se esistono fondi che investono in questo campo vuol dire che è un trend attuale.
Per concludere, abbiamo chiesto a Roberto Macina di lasciare un consiglio basato sulla sua esperienza circa il futuro delle imprese emergenti nell’ambito delle startup innovative. Vi lasciamo quindi alle sue parole:
Il consiglio che do ai ragazzi ambiziosi è di guardare al mondo dell’innovazione come un’esperienza importante e formativa. Perché vi assicuro che quello che si fa lavorando in una startup permette di acquisire un bagaglio esperienziale senza precedenti, al pari di un professionista che lavora da vent’anni nello stesso ambito.
Esistono i founder, ma anche ragazzi ambiziosi che possono lavorare al loro fianco, crescere più velocemente di quello che farebbero con una normale carriera. L’ambizione in sé non scaturisce in fare startup. Non è una cosa che si adatta a chiunque. Ciò che fa la differenza è essere curiosi, capire dove sta andando il mondo italiano in questo senso. E imparare quanto più possibile.
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