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Abbiamo già introdotto il concetto di Finanza Sostenibile in un precedente articolo, fornendo una breve panoramica e spiegando i concetti chiave, come i Fattori ESG, approfonditi poi nell’intervista con Manuela Rafaiani, insieme alle strategie di investimento sostenibile.
Quest’oggi invece andiamo ad approfondire il tema parlando nello specifico della transizione ecologica e di come si stanno muovendo gli investimenti e, di conseguenza, il mercato italiano ed europeo relativamente alla sostenibilità aziendale. Concetti chiave importanti che ci sono stati spiegati da Davide D’Arcangelo che ha accettato di parlare ai nostri microfoni del suo lavoro e dell’impegno che mette nella causa.
Chi è Davide D’Arcangelo?
Esperto di politiche pubbliche e fondi europei, Davide D’Arcangelo è il CEO di Next4, una holding d’investimento con focus sulla Digital Transformation. Negli anni si è appassionato all’innovazione, portando l’interesse nel proprio lavoro e posizionandosi come “l’ultimo miglio” che divide le innovazioni e tecnologie sostenibili con l’offerta di mercato, anticipando quanto più possibile nuovi bisogni ed esigenze. L’obiettivo è quello di favorire un nuovo ecosistema economico con diversi modelli di business.
Per fare ciò ha affrontato il tema della Finanza, non solo inteso come strumento speculativo ma anche di politica industriale, specializzandosi sui temi di Innovazione e Sostenibilità e facendo esperienza anche su Corporate Finance, Private Equity e Venture Capital.
Un approccio di lavoro sostenibile
Le politiche industriali si sono sempre basate su un approccio innovativo, che consentisse all’uomo di avere una migliore qualità di vita e un benessere sociale più diffuso. Da questo punto di vista, non dobbiamo fare nessun cambio di approccio, ma focalizzarlo in modo più mirato sulle tematiche e i progetti legati alla Sostenibilità.
Un modo per farlo è sicuramente attraverso i Fondi Europei. Da sempre hanno avuto l’innovazione come obiettivo, ora non ci resta che destinarli a politiche green.
Negli ambiti di innovazione in cui mi sono imbattuto, c’era sicuramente quello della sanità digitale. Il Digital Health è lo strumento per eccellenza da parte del pubblico per raggiungere degli obiettivi di benessere collettivi. Mi ha affascinato molto occuparmi della questione, di capire come spingere sempre più questa innovazione che consente all’uomo di vivere non solo più a lungo ma, come diceva Socrate, di “non aggiungere solo giorni alla vita, ma vita ai giorni.“
Continua:
Da questo punto di vista anche il Digital Health è uno strumento di politica industriale. Perché se consideriamo che oltre il 60% della spesa pubblica è sulla sanità, significa poter dare economia e costruire nuovi campioni nazionali anche per il sistema delle imprese.
La nuova direzione di economia e finanza
La sostenibilità è diventata un fattore determinante per il settore finanziario che si sta instradando verso una transizione ecologica. Il rispetto per l’ambiente sarà sempre più centrale nelle strategie di investimento e le aziende si stanno impegnando per rispettare questo cambiamento.
Davide D’Arcangelo l’ha capito quando l’OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) ha pubblicato previsioni che indicavano che la Terra non sarebbe stata sufficiente per ospitare tutte le persone presenti e future, sia a causa dell’accelerato tasso di crescita demografica sia per le conseguenze dei cambiamenti climatici attualmente in corso.
Tutto questo poteva essere fermato o cambiato in due modi: con una cosiddetta decrescita felice, come alcuni sostengono, o migliorando la nostra crescita. Attraverso l’innovazione possiamo fare in modo che questa crescita sia più equilibrata, più equa e soprattutto in armonia con il sistema Terra.
L’innovazione diventa quindi l’unica vera grande arma che l’uomo può adoperare, vicino a un consumo intelligente e coscienzioso del suolo e delle sue ricchezze. Coniugare innovazione e sostenibilità è fondamentale; è una scelta che deve essere portata avanti anche da imprenditori e investitori, affinché si possano migliorare le condizioni di vita sul pianeta.
La situazione della Finanza Sostenibile in Italia
Come afferma Davide, il punto della questione è che attualmente la Finanza Sostenibile, in Italia, ancora “non è”. Si tratta ancora di una “suggestione”, come definita dal nostro intervistato. Un tentativo, una speranza. Ma ci si sta lavorando.
Come afferma Davide D’Arcangelo:
”Stiamo cercando di renderla quotidiana, di farla vivere nel sistema della “finanza by default”, ovvero qualcosa che sia ordinario e irrinunciabile. La finanza sostenibile anche negli obiettivi dell’agenda ONU, rappresenta ancora una minima fetta degli investimenti che vengono fatti: solamente lo 0,5% in Italia e il 2% in Europa e nel resto del mondo.
Non arriviamo al 10% perché ci sono, sì, paesi molto avanzati, che hanno compreso questo obiettivo e stanno spingendo anche con proprie politiche pubbliche su questo punto. Ma anche paesi in via di espansione e di crescita che ancora hanno difficoltà a far maturare una classe dirigente imprenditoriale e la necessità di produrre green.”
La finanza, è sicuramente lo strumento, il grimaldello per fare in modo che le imprese e la produzione si adeguino alla sostenibilità. Perché essendo il motore di tutto, se la finanza cambiasse direzione e iniziasse a premiare chi investe o produce in maniera sostenibile, forse si potrebbe cambiare il paradigma produttivo dell’intero pianeta.
Davide D’Arcangelo
Il Venture Capital e come funziona
Il Venture Capital è un capitale di rischio che va a sostenere tutte quelle idee che ancora non sono prodotti e servizi che assicurano dei rendimenti certi o che simulano dei fatturati
Parliamo quindi di tutte quelle idee che provano a cambiare lo stato delle cose. Idee che, generalmente, risultano essere le più remunerative una volta diventate realtà. Il Venture Capital è quindi il capitale di chi ha una visione, di coloro che vogliono scommettere e hanno il coraggio di osare.
Nella sostenibilità ce n’é ancora un’attivazione limitata. Tuttavia, il paradigma attuale stabilisce che non può esserci una transizione ecologica ed energetica senza una concomitante transizione digitale e tecnologica. Questo presupposto consolidato suggerisce che le cose non rimarranno immutate per molto tempo ancora.
Una speranza che va a toccare anche il nostro paese.
L’Italia, infatti, è molto indietro su questo specifico tema. Il mercato del Venture Capital, ad esempio, è molto inferiore rispetto agli altri paesi europei e, per essere più chiari rappresenta solamente 1/5 di quello spagnolo, 1/7 di quello francese e purtroppo solo 1/16 di quello anglosassone.
Il nostro è un paese che scommette ancora poco sul Venture Capital. Mentre una grandissima operazione di politica pubblica è stata fatta dal Fondo Nazionale Innovazione grazie al Ministero del Made in Italy e alla Cassa Depositi e Prestiti che ha individuato in CDP Venture Capital il suo strumento per sostenere questo capitale in Italia.
Il valore di mercato delle Startup Green
Si è tanto parlato anche delle startup che da subito mostrano un’impronta green, con vision orientate verso i temi della sostenibilità e del rispetto dell’ambiente.
Secondo gli ultimi dati dell’Università di Oxford e dell’OCSE, già citato precedentemente, è risultato che in media le aziende che investono nella sostenibilità sono più performanti in un arco di dieci anni di attività.
Ecco che gli investimenti green mutano agli occhi degli imprenditori: non più solo come un’azione ecologica, ma anche remunerativa. Anche se purtroppo l’assioma “per un investitore investire in green significa non trovare la miglior impresa del mondo, ma forse una migliore impresa per il mondo” è tutt’ora utilizzato per descrivere un’azienda ai temi della sostenibilità.
Cosa aspettarci dal futuro
Sono positivo perché sta maturando una cultura diffusa, sia tra gli stakeholder pubblici e privati, che tra gli investitori e tutti gli agenti di innovazione di una comunità: università, acceleratori, incubatori, mentor.
Nel futuro delle startup Davide D’Arcangelo prevede che ci sarà sempre minor bisogno di etichette che sottolineino gli investimenti green che vengono compiuti.
Questo perché le definizioni tendono a essere indicative di qualcosa di differente, e ciò potrebbe non essere più necessario o rilevante nel contesto delle pratiche commerciali sostenibili. In altre parole, l’idea è che le azioni sostenibili diventino sempre più integrate e intrinseche nell’operato delle startup, senza bisogno di essere esplicitamente etichettate come tali.
Al giorno d’oggi, un’azienda o nasce già “green” o non lo sarà mai per definizione. Ma un domani si spera che questa denominazione non venga più utilizzata e che la sostenibilità diventi uno standard per tutte le imprese.
Fin quando avremo bisogno di marcare con l’etichetta green qualcosa vuol dire che siamo ancora indietro, che ancora non è diventato uno standard per tutti. Credo che questo lo diventerà e credo che l’intelligenza artificiale o altre tecnologie native porteranno sostanzialmente a ripensare i prodotti e processi già nativi green. Questo sarà il vero cambio di paradigma, la vera svolta per il futuro.
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